MUNICIPIO e Teatro Garibaldi
Fortemente voluto dal sindaco Gaetano Grimaldi Arezzo, marchese di Terresena, che dovette all’inizio accantonare il progetto per l’incertezza del sito sul quale edificare, fu realizzato su progetto dell’architetto Giovanni Sberna sul suolo disponibile della casa comunale e inaugurato il 5 novembre 1872 dal sindaco Sebastiano Ajala con l’opera verdiana “Ernani”. Dopo che la città venne elevata a Capoluogo di Provincia si decise la ricostruzione del teatro in cemento armato per una capienza di 360 posti distribuiti tra platea e palchi che da tre ordini diventarono quattro, la demolizione delle strutture in legno e un nuovo arricchimento decorativo ottenuto attraverso l’uso di stucchi, velluti, luci e gli affreschi del soffitto opera del pittore palermitano Leopoldo Messina.
Mercato Sant’Antonio e Chiesa dell’Addolorata
Lungo una parallela della via Roma ha sede il cosiddetto Mercato Sant’Antonio. Attorno ad esso sorse il quartiere della “chiazza”, la cui origine toponomastica risente della derivazione della prospicente Plaza Major conosciuta dialettalmente come “chianu dè casi ranni”. Durante la dominazione spagnola in questo quartiere si trovavano le prigioni dove sostavano i condannati a morte la cui esecuzione avveniva proprio in Plaza Major. Accanto le carceri si trovava la cappella della Pietà che divenne luogo di preghiere per i condannati che si soffermavano davanti un quadro dell’addolorata, illuminato giorno e notte da una lanterna ad olio. Appena caddero in disuso le prigioni questi locali furono adibiti a magazzini per i commercianti ma i bottegai del quartiere mantennero sempre l’usanza di non far spegnere la lanterna davanti l’effige delle Madonna dei sette dolori. Fu verso la fine del XVII secolo che ad opera di un bottegaio ebbe inizio la costruzione delle Chiesa proseguita dal canonico Giuseppe Ribis. Nel 1744 fu completato l’artistico campanile a cuspide maiolicata e innalzato il cancello in ferro battuto tutt’ora esistente. La chiesa è sede dell’omonima confraternita che ha il privilegio di portare a spalla durante la processione del venerdì Santo il simulacro della “Madonna dei Sette Dolori” scolpito in carta pesta verso la fine del 700 dall’artista ennese Luigi Felice.
San Domenico (ora parrocchia di San Giovanni)
VIDEO Chiesa dell’Addolorata