Diodoro Siculo racconta che i pellegrini provenienti da tutta la Sicilia, giungevano nella valle alla base della Rocca,detta giardino di Enna. Salendo il pendio incontravano vari sacelli e altari sparsi lungo il percorso. Il cammino, che andava dall’attuale Grotta dei Santi fin su al tempio, saliva lungo un sentiero dove la roccia trasudava acqua e i pozzetti permettevano le funzioni votive di purificazione. Si proseguiva verso il tempio che sorgeva in cima ad una valle erbosa ricoperta di viole e altri fiori di molte specie degni della dea.
Dopo 2500 anni, i rover e le scolte del gruppo scout Enna 1, propongono questa antica strada al “pellegrino contemporaneo”.
Diodoro Siculo tells that the pilgrims coming from all over the Sicily, arrived in the valley at the base of the Rock (“La Rocca”), called the garden of Enna. Going up the slope, they found various votive chapels and altars scattered along the way. The road, which proceeded from the current Cave of the Saints up to the temple, climbed into a path where the rock trickled down water, and the wells allowed the votive functions of purification. The temple rose up the top of a grassy valley covered with violets and other flowers of many species worthy of the goddess. After 2500 years, some of members of the scout group Enna 1 (called rover and scolte), propose this ancient road to the “contemporary pilgrim”.
Nelle bellissime campagne sottostanti la Rocca, il pellegrino, devoto alla dea Cerere, percorrendo la strada che lo portava al noto Tempio, poteva imbattersi nelle numerose edicole votive che circondavano le impervie vallate.
Di queste ne possiamo osservare oggi solamente un numero esiguo. La maggior parte, infatti, sono state distrutte dal tempo e dalle intemperie. Alcune di esse possono essere oggi contemplate lungo la via che portava il devoto verso la sommità dell’Acropoli. La zona è circondata da vari pozzi dove si pensa avvenissero dei riti di purificazione. Oltre alle edicole ed i pozzi, si può osservare anche quella che doveva essere una lesche (sala banchetti), utilizzata per i sacrifici animali in onore della dea. Attualmente questa posizione risulta la migliore per godere dello spettacolo mozzafiato che la natura ci offre, un vero e proprio “balcone sulla Sicilia”.
Attorno al VI VII secolo D.C. nell’area adiacente le edicole, venne costruita una piccola basilica cristiana della quale possiamo osservarne i resti dei muri portanti.
In epoca tardo bizantina il piccolo oratorio divenne un avamposto militare, tanto che le pietre della chiesa vennero usate per la costruzione del muro protettivo edificato nello stesso periodo. Una delle colonne che anticamente portavano il tetto della chiesetta, ora diviene uno dei pilastri della torre di avvistamento situata dietro questa.
In the beautiful countryside below the “Rocca”, the pilgrims devoted to the goddess Ceres could run into numerous votive shrines that surrounded the arduous valleys along the road that led them to the famous Temple. Today there is just a small number of shrines. In fact, the majority of them have been destroyed by time and weather. However, some of them can be contemplated along the street leading the devotee towards the top of the Acropolis. The area is surrounded by various wells that were probably the location of rituals of purification. In addition to the shrines and the wells, it is possible to observe what was to be a lesche (banquet room), used to sacrifice animals to the goddess. At present, this is the best location to enjoy the breathtaking spectacle that nature offers us, a real “balcony on Sicily”. Around the 6th-7th century AD, in the area adjacent to the shrines, it was built a small Christian basilica of which the load-bearing walls remain. In the late Byzantine era, the small oratory became a military outpost, so that the stones of the church were used to built the protective wall. One of the columns that formerly bore the roof of the little church, now becomes one of the pillars of the watchtower located behind this.
Intorno al VIII secolo la Sicilia diventò teatro di battaglie tra le armate Bizantine e quelle Islamiche che in quegli anni stavano completando la conquista di tutta l’isola. Anche Henna divenne luogo di scontro, tanto che fu costretta a iniziare la costruzione di fortificazioni interne e di una lunga cinta muraria che la potesse proteggere dall’avanzata islamica. E’ questo il periodo a cui si fa risalire la costruzione di un primo punto di raccolta fortificato nella zona del Castello di Lombardia e le varie porte che circondano Henna(tra cui la più famosa quella di Janniscuro). Anche la zona di S. Ninfa, considerata una delle vie strategiche di salita verso la città, necessitava di una fortificazione. Si possono tuttora ammirare, infatti, i resti di queste mura di difesa che circondano la zona. Il muro venne rinforzato con la presenza di varie torrette semicircolari che fungevano sia da torri di avvistamento sia da punto di difesa per eventuali attacchi. Tuttora si possono notare i resti di una di queste torri, portate alla luce nel 2008.
Around the 8th century, Sicily became the scene of battles between the Byzantine troops and the Islamic ones who were completing the conquest of the island in those years. Even Henna became a place of conflict and it was obliged to erect interior fortifications and a long surrounding wall that could protect the town from the Islamic advance. It was the period of the construction both of the first fortified collection point in the area of Castello di Lombardia and of and the various gates around Henna (including the most famous one of Janniscuro). Also the area of St. Ninfa, considered one of the strategic ways to go up to the city, needed a fortification. It is still possible to admire the remains of these defensive walls that surround the area. Various semicircular towers reinforced the wall. They served both as sighting towers and points of defense against potential attacks. You can still see the remains of one of these towers, brought to light in 2008.
Le ampie e impervie scarpate che circondano la rocca nascondono un misterioso segreto. Al periodo greco dovrebbe risalire una pietra che nel 1930 il famoso archeologo Paolo Orsi, recatosi ad Enna proprio per effettuare degli scavi, ritrovò lungo il versante nord-est . Su di essa un incisione annuncerebbe un “giardino degli ennesi”. Importante non è tanto la presenza di un giardino sacro, di facile immaginazione se si pensa alla bellezza dei territori limitrofi, quanto la presenza dell’aggettivo ennesi che, secondo vari studi, compare per la prima volta.
Di essa, purtroppo non resta che una descrizione che ci informa sulle sue dimensioni, 2X1,60m, e una vecchia foto.
Le possibili cause del suo smarrimento sono diverse e, tra queste, il crollo di una parte della Rocca che avrebbe portato alla sua sepoltura.
Quello della pietra è un giallo ancora irrisolto, di una cosa siamo certi, la pietra è ancora tra le pendici della città.
The vast and arduous escarpments surrounding the rock hide a mysterious secret. In 1930, the famous archaeologist Paolo Orsi, who went to Enna to carry out excavations, found a stone along the North – East slope. This stone should date back to the Greek period. An engraving on it would announce a “garden of ennesi”. What is really important is not the presence of a sacred garden, something easy to imagine considering the beauty of the neighboring areas, but the presence of the adjective ennesi (inhabitants of Enna) that, according to various studies, appears for the first time. Unfortunately, the only thing that remains of the stone is a description that informs on its dimensions 2X1,60m, and an old photo. The possible causes of its loss are different and, among these, the collapse of a part of the “Rocca” that lead to its burial. That of the stone is an unresolved mystery. Therefore, we are certain of one thing: the stone is still within the slopes of the city.
Dopo la riconquista normanna e sveva della città, la zona cambiò destinazione d’uso, diventando una fiorente area agricola ed artigianale, grazie alla ricchezza di sorgenti e al fertile terreno che circondava il castello.
Nei saggi sotto la Rocca di Cerere, dopo l’abbandono della zona da parte dei bizantini, il banco roccioso venne utilizzato per realizzare un sistema di canalizzazione delle acque. Accanto a questo complesso, probabilmente composto da più vasche consecutive, delle quali a noi ne è pervenuta una sola, si può notare anche una cisterna per garantire una presenza continua di acqua nell’area, utile anche per raccogliere ed irrigare i terreni della contrada. Alla fine dei XIII secolo avanza in tutta la penisola il batterio della peste, giungendo pure all’antica città di Enna, dove per prevenire una diffusione su larga scala vennero sigillati tutti i pozzi e le cisterne della città, compresa quella di Santa Ninfa. Da allora l’area viene abbandonata, i terreni rimasero incolti e gli abitanti si spostano nella sommità della montagna, spingendosi fino all’attuale zona della “Balata”. Non si hanno più notizie della Via Sacra.
After the Norman and Swabian reconquest, the city changed its intended use and became a thriving agricultural and craft area, thanks to the abundance of springs and fertile land that surrounded the castle. Under the Rock of Ceres, after the abandonment of the area by the Byzantines, the bedrock was used to build a system of water canals. Next to this complex, probably composed of many consecutive tanks, of which only one remains, it is possible to notice a cistern to ensure a continuous presence of water in the area, also useful to collect and irrigate the lands of the district. At the end of the thirteenth century, the plague bacterium spread throughout the peninsula, even reaching the ancient city of Enna. In order to prevent a large-scale diffusion, they decided to seal all the wells and tanks in the city, including that of Santa Ninfa. Since then the area is abandoned, the land remained uncultivated and residents started to move to the top of the mountain, going up to the current area called “Balata”. We do not have any information about Via Sacra.
Tra gli alberi, un po nascosta, si leva una vecchia casa distrutta ed abbandonata […] in fondo, in quella che poteva essere la stalla (o forse la cucina) della casa, si trovano dei dipinti che costituiscono la testimonianza innegabile della presenza dei Normanni ad Enna. […] . La grotta è soltanto affrescata a sinistra, che ci fossero gli affreschi anche a destra? Può darsi. Si intravedono 5 figure: Cristo ed i Santi […] E’ confermata l’approssimazione del periodo intorno al 1000. […] E’ l’unica testimonianza di questo tipo nella zona. Di tutti gli affreschi ce ne sono 2 che colpiscono: La faccia del Cristo, il cui volto, ben conservato, ha una rara ed indimenticabile forza espressiva, e la testa di S. Nicola, l’unico santo identificabile da una scritta
Among the trees, a little hidden, stands an old house, destroyed and abandoned [ … ] at the bottom, in what could be the stable (or perhaps the kitchen ) of the house, there are some paintings that create the undeniable testimony of the Norman presence in Enna. [ …]. The cave is only painted on the left. Were there also the frescoes on the right? It could be. We can distinguish five figures: Christ and the Saints [ … ]. The period is approximately 1000 AD […]. It is the only evidence of this kind in the area. Of all the frescoes there are only two striking: the face of Christ, well preserved, it has a rare and unforgettable expressive power and the head of St. Nicholas, the only Saint identified by an inscription.